L’idea di Europa, per molti italiani è associata alle parole obbligo e poca libertà. La casa, che per molti italiani è un bene primario, è entrata nel mirino della complessa politica green. L’ obiettivo è la riduzione delle emissioni di Co2 sul patrimonio immobiliare entro il 2030.
Il principio potrebbe essere anche condivisibile, ma occorre tenere presente la realtà di un Paese come l’Italia che dipende da molti altri per le forniture di gas, petrolio e persino batterie. Il commissario Timmermans s’è dimostrato artefice convinto di una una gabbia ideologica dentro la quale posizionare milioni di famiglie italiane.
L’ultima direttiva adottata a Strasburgo dal Parlamento Europeo in tema di prestazione energetica degli edifici ha visto un nuovo via libera ad una eco-follia che ha portato la delegazione di FdI a votare contro l’introduzione degli ultimi provvedimenti che mettono a rischio interi settori economici.
La situazione appare sempre più complessa su questo tema, l’Europa sembra sposare più un’ ideologia verde piuttosto che adottare un approccio pragmatico e di buon senso, come afferma l’eurodeputato lecchese del Gruppo Ecr (Europei conservatori riformisti)-FdI, Pietro Fiocchi.
La direttiva approvata il 12 Marzo scorso, secondo Fiocchi è di difficile attuazione per l’Italia soprattutto per i tempi stretti imposti dall’UE considerando la variegata e complessa natura del patrimonio architettonico italiano.
Secondo la direttiva europea dal 2030 gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici la scadenza è anticipata al 2028.
La direttiva, secondo Fiocchi, è migliorativa rispetto alla precedente scritta dalla Commissione, in quanto il costante lavoro del centro-destra ha ottenuto l’eliminazione delle classi energetiche, che impedivano al proprietario di affittare o vendere l’immobile.
Inoltre, gli edifici pubblici con le peggiori prestazioni energetiche andranno ristrutturati entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Per le case si applicherà un obiettivo di riduzione del consumo energetico del 16% dal 2030 e del 20-22% entro il 2035. Con interventi che richiedono l’installazione di cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie e pannelli solari.
Per quest’ultimi l’obbligo di installazione riguarderà i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Un altro capitolo riguarderà le caldaie a combustibile fossile che dovranno essere cancellate entro il 2040 e sostituite con le pompe di calore.
La nuova normativa, non sarà applicata agli edifici agricoli e a quelli storici. I Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, come le chiese e i luoghi di culto.
L’importanza di consumare di meno è un buon concetto, afferma Fiocchi, ma sono le metodologie che lasciano perplessi; soprattutto non è ben chiaro chi pagherà gli interventi inseriti nella direttiva. I ventisette Paesi dell’Unione Europea avranno tempo due anni per adeguarsi e presentare a Bruxelles i programmi che intendono mettere in atto per raggiungere gli obiettivi. La Commissione Europea ha stimato che entro il 2050 si dovrà raggiungere una svolta decisiva nel consumo energetico, ma per tutto ciò non è previsto alcun fondo o aiuto da parte dall’Europa.
Una delle battaglie che Fiocchi ha portato avanti nei suoi cinque anni di presenza a Strasburgo è il monitoraggio del gas Radon. L’eurodeputato ha presentato numerosi emendamenti che sono rimasti inascoltati anche se ammette che qualcosa è stato fatto su edifici pubblici e aziende, ma quasi nulla sulle abitazioni private. Purtroppo il Radon, gas radioattivo naturale, incolore e inodore, tende ad accumularsi nei basamenti di cantine e locali al pian terreno delle case. La presenza di tale gas aumenta le percentuali di tumori polmonari fino al 50% rispetto le medie nazionali. Va fatta la misurazione e, in caso di presenza del Radon, prima di coibentare vanno prese le misure correttive per eliminare il problema. Per questo l’Eurodeputato è stato molto critico sul bonus 110%, proprio perché ha permesso di aumentare l’efficienza senza valutare l’eventuale danno alla salute.
Questo gas è presente in Italia prevalentemente in Lombardia, in alcune zone della Valtellina, valli bergamasche, valli bresciane e anche in Valsassina.
Secondo Fiocchi esiste ancora la possibilità di agire sulla direttiva che prevederà un aggiornamento fra due anni nel 2026 sperando che il prossimo Parlamento, dopo le elezioni dell’8 e 9 Giugno, i cittadini europei avranno l’opportunità di mettere la parola fine alla follia green e con una maggioranza di centro-destra si possa affrontare il tema ambientale con più pragmatismo e meno ideologia basandosi su studi e previsioni reali che salvaguardino l’ambiente ma anche i posti di lavoro e l’economia di ogni Paese.